lunedì 26 maggio 2014

Nevada Smith (1966) Extended Version

Nevada Smith è un film diretto da Henry Hathaway nel 1966, sulla base di una sceneggiatura scritta da J. M. Hayes che si ispirò a un personaggio del romanzo "The Carpetbaggers" scritto da Harold Robbins nel 1964.
Locandina del film

Si tratta sostanzialmente di un film sulla vendetta, ma in qualche modo si concentra anche sul percorso di formazione del protagonista Max Sand (interpretato da Steve McQueen), che all'inizio del film è un ingenuo ragazzo mezzosangue (la madre è indiana) che vede i propri genitori assassinati dopo essere stati a lungo torturati da tre banditi.
Max Sand si lancia subito all'inseguimento, ma è poco più che un ragazzo e non ha la più pallida idea di cosa vuol dire affrontare il selvaggio west. Per sua fortuna durante l'inseguimento incontra numerose persone che in un modo nell'altro lo aiutano; tra questi il più importante è il commerciante di armi Jonas Cord (Brian Keith) che gli insegnerà a sparare. Cercherà anche di convincerlo ad abbandonare i suoi propositi di vendetta, ma Max si dimostra irremovibile. Alla fine i due si separano, ma a questo punto Max è ormai diventato un perfetto pistolero, e si dirige in città, dove una prostituta indiana chiamata Neema (Janet Margolin) lo aiuterà a identificare il primo degli assassini a cui sta dando la caccia. Max riesce a ucciderlo, ma rimane gravemente ferito; Neema decide quindi di portarlo con sé nella riserva indiana per curarlo. Purtroppo la bellezza e la pace di quei luoghi non riescono a far desistere Max dalla vendetta, e una volta guarito si getta all'inseguimento della seconda preda, fino a raggiungere le paludi della Louisiana. Qui infatti l'assassino è stato imprigionato per aver tentato di rapinare una banca: Max decide quindi di seguirlo, e una volta entrato nella prigione, fa amicizia con lui. Ben presto i due studieranno un piano per evadere e, aiutati da Pilar (Suzanne Pleshette) cercheranno di fuggire. Durante l'evasione Max riesce a uccidere il suo compagno di fuga, ma dietro di sé dovrà lasciare anche il cadavere di Pilar, uccisa dal morso di un serpente.
Steve McQueen nei panni di Max Sand:
non proprio il classico mezzosangue...
La morta della ragazza lo turba, ma rimane fedele alla sua missione e andrà alla caccia del terzo e ultimo assassino. Prima però farà la conoscenza di Padre Zaccardi (Raf Vallone) che gli racconterà di come le loro storie personali sono molto simili (i suoi genitori erano stati uccisi dagli indiani quando lui era molto piccolo), ma che lui aveva rinunciato alla vendetta. Neanche in questo caso Max si lascia convincere e finalmente raggiunge  l'ultimo assassino, Tom Fitch (Karl Malden), che con una banda di malfattori si accingeva ad assalire un convoglio carico d'oro in Arizona. Qui il copione è molto simile a quanto detto in precedenza: prima entrerà nelle grazie di Fitch, per poi ultimare la sua vendetta.
In realtà all'ultimo momento Max rinuncerà a uccidere Fitch, lasciandolo ferito in riva a un fiume.

La prima particolarità del film che si nota è la bizzarra scelta di far interpretare a  un trentaseienne Steve McQueen la parte di un giovane mezzosangue, che si può spiegare solamente considerando il periodo in cui il film è stato concepito e realizzato, ovvero gli anni '60. In questo periodo infatti il movimento per i diritti civili era al massimo della sua influenza e il tema della razza era molto popolare.
A parte questo la sceneggiatura è molto lineare, ma nel complesso il film è piacevole da vedere, anche nella extended version che dura poco più di due ore. Questo grazie anche alla buona interpretazione degli attori, e in particolare dello stesso Steve McQueen che, pur trovandosi fuori ruolo per fisicità, riesce comunque a distinguere bene il Max Sand giovane e ingenuo della prima parte del film dal Max Sand intento a cercare vendetta. Molto buona anche la regia e soprattutto ottima l'ambientazione, che spazia dal deserto del west americano alle paludi del Sud.
Steve McQueen con la bella Suzanne Pleshette.
Il tema razziale a cui ho accennato in precedenza emerge solo a tratti, senza appesantire troppo la narrazione degli eventi, e anche il percorso di formazione di Max Sand rimane sempre in secondo piano, in favore di una maggiore attenzione alle tematiche più convenzionali del genere western: sparatorie, inseguimenti, il pistolero solitario in cerca di vendetta, ecc.


In definitiva un film che riesce ancora a intrattenere, e dove il tema della vendetta e della redenzione finale del protagonista vengono sviluppati ottimamente a differenza di western più recenti come per esempio The LoneRanger, dove si è pensato di più all'apparenza piuttosto che alla sostanza.

STORIA:  sceneggiatura lineare e nel complesso piuttosto convenzionale, ma riesce comunque a mantenere desto l’interesse dello spettatore. 7/10

PERSONAGGI: impossibile non fare il tifo per Max Sand nella sua ricerca di vendetta. In generale tutti interessanti (chi più, chi meno) i personaggi che ruotano attorno il protagonista, compresi i tre villain del film. 7/10

COMPONENTE FEMMINILE: due i personaggi femminili, l’indiana Neema e Pilar, che aiuterà Max Sand a evadere dal carcere in Louisiana. Per quanto non compaiono per lungo tempo su schermo, non sono messe lì solo per una questione estetica ma svolgono un importante ruolo nella maturazione del protagonista, anche a livello morale. 7/10

AMBIENTAZIONE: in questo film il protagonista si ritrova a girovagare in lungo e in largo per tutto il West, tanto che durante la produzione del film sono state utilizzate 46 diverse location nell’Ynyo National Forest (che si estende tra la California del sud e il sud-ovest del Nevada) e nella Owens Valley che si trova nella Eastern Sierra Mountains (sempre nel sud della California). 9/10

SPARATORIE: le scene d’azione non sono tante ma nel complesso sono ben distribuite durante l’intera durata del film. Ben fatto l’assalto alla diligenza carica d’oro alla fine del film. 6/10


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