Nevada
Smith
è un film diretto da Henry Hathaway
nel 1966, sulla base di una sceneggiatura scritta da J. M. Hayes che si ispirò a un personaggio del romanzo "The Carpetbaggers" scritto da Harold Robbins nel 1964.
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| Locandina del film |
Si tratta sostanzialmente di un film sulla vendetta, ma in qualche modo si
concentra anche sul percorso di formazione del protagonista Max Sand (interpretato da Steve McQueen), che all'inizio del film
è un ingenuo ragazzo mezzosangue (la madre è indiana) che vede i propri
genitori assassinati dopo essere stati a lungo torturati da tre banditi.
Max Sand si lancia subito all'inseguimento,
ma è poco più che un ragazzo e non ha la più pallida idea di cosa vuol dire
affrontare il selvaggio west. Per sua fortuna durante l'inseguimento incontra
numerose persone che in un modo nell'altro lo aiutano; tra questi il più
importante è il commerciante di armi Jonas
Cord (Brian Keith) che gli
insegnerà a sparare. Cercherà anche di convincerlo ad abbandonare i suoi
propositi di vendetta, ma Max si dimostra irremovibile. Alla fine i due si
separano, ma a questo punto Max è ormai diventato un perfetto pistolero, e si
dirige in città, dove una prostituta indiana chiamata Neema (Janet Margolin)
lo aiuterà a identificare il primo degli assassini a cui sta dando la caccia.
Max riesce a ucciderlo, ma rimane gravemente ferito; Neema decide quindi di
portarlo con sé nella riserva indiana per curarlo. Purtroppo la bellezza e la
pace di quei luoghi non riescono a far desistere Max dalla vendetta, e una
volta guarito si getta all'inseguimento della seconda preda, fino a raggiungere
le paludi della Louisiana. Qui
infatti l'assassino è stato imprigionato per aver tentato di rapinare una
banca: Max decide quindi di seguirlo, e una volta entrato nella prigione, fa
amicizia con lui. Ben presto i due studieranno un piano per evadere e, aiutati
da Pilar (Suzanne Pleshette) cercheranno di fuggire. Durante l'evasione Max
riesce a uccidere il suo compagno di fuga, ma dietro di sé dovrà lasciare anche
il cadavere di Pilar, uccisa dal morso di un serpente.
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| Steve McQueen nei panni di Max Sand: non proprio il classico mezzosangue... |
La morta della ragazza lo turba, ma rimane
fedele alla sua missione e andrà alla caccia del terzo e ultimo assassino.
Prima però farà la conoscenza di Padre Zaccardi
(Raf Vallone) che gli racconterà di
come le loro storie personali sono molto simili (i suoi genitori erano stati
uccisi dagli indiani quando lui era molto piccolo), ma che lui aveva rinunciato
alla vendetta. Neanche in questo caso Max si lascia convincere e finalmente
raggiunge l'ultimo assassino, Tom Fitch (Karl Malden), che con una banda di malfattori si accingeva ad
assalire un convoglio carico d'oro in Arizona.
Qui il copione è molto simile a quanto detto in precedenza: prima entrerà nelle
grazie di Fitch, per poi ultimare la sua vendetta.
In realtà all'ultimo momento Max rinuncerà
a uccidere Fitch, lasciandolo ferito in riva a un fiume.
La prima particolarità del film che si nota
è la bizzarra scelta di far interpretare a
un trentaseienne Steve McQueen
la parte di un giovane mezzosangue, che si può spiegare solamente considerando
il periodo in cui il film è stato concepito e realizzato, ovvero gli anni '60. In questo periodo infatti
il movimento per i diritti civili era al massimo della sua influenza e il tema
della razza era molto popolare.
A parte questo la sceneggiatura è molto
lineare, ma nel complesso il film è piacevole da vedere, anche nella extended version che dura poco più di
due ore. Questo grazie anche alla buona interpretazione degli attori, e in
particolare dello stesso Steve McQueen che, pur trovandosi fuori ruolo per
fisicità, riesce comunque a distinguere bene il Max Sand giovane e ingenuo
della prima parte del film dal Max Sand intento a cercare vendetta. Molto buona
anche la regia e soprattutto ottima l'ambientazione, che spazia dal deserto del
west americano alle paludi del Sud.
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| Steve McQueen con la bella Suzanne Pleshette. |
Il tema
razziale a cui ho accennato in precedenza emerge solo a tratti, senza
appesantire troppo la narrazione degli eventi, e anche il percorso di
formazione di Max Sand rimane sempre in secondo piano, in favore di una
maggiore attenzione alle tematiche più convenzionali del genere western:
sparatorie, inseguimenti, il pistolero solitario in cerca di vendetta, ecc.
In definitiva un film che riesce ancora a intrattenere, e dove il tema della
vendetta e della redenzione finale del protagonista vengono sviluppati
ottimamente a differenza di western più recenti come per esempio The LoneRanger, dove si è pensato di più all'apparenza piuttosto che alla sostanza.
STORIA: sceneggiatura lineare e nel complesso
piuttosto convenzionale, ma riesce comunque a mantenere desto l’interesse dello
spettatore. 7/10
PERSONAGGI: impossibile non
fare il tifo per Max Sand nella sua ricerca di vendetta. In generale tutti interessanti (chi più, chi meno) i
personaggi che ruotano attorno il protagonista, compresi i tre villain del
film. 7/10
COMPONENTE
FEMMINILE:
due i personaggi femminili, l’indiana Neema e Pilar, che aiuterà Max Sand a
evadere dal carcere in Louisiana. Per quanto non compaiono per lungo tempo su
schermo, non sono messe lì solo per una questione estetica ma svolgono un importante ruolo nella maturazione del
protagonista, anche a livello morale. 7/10
AMBIENTAZIONE: in questo film il
protagonista si ritrova a girovagare in lungo e in largo per tutto il West,
tanto che durante la produzione del film sono state utilizzate 46 diverse
location nell’Ynyo National Forest (che
si estende tra la California del sud e il sud-ovest del Nevada) e nella Owens Valley che si trova nella Eastern Sierra Mountains (sempre nel
sud della California). 9/10
SPARATORIE: le scene d’azione
non sono tante ma nel complesso sono ben distribuite durante l’intera durata
del film. Ben fatto l’assalto alla diligenza carica d’oro alla fine del film.
6/10



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