giovedì 29 maggio 2014

Infernalia - Books of blood - Volume one (1984)

Infernalia è il titolo italiano che si è scelto di dare al primo dei Libri di sangue pubblicato da Clive Barker nel 1984. Il libro è composto da cinque racconti anticipati da una sorta di breve prologo. All'epoca i Libri di sangue ebbero un immediato successo, e da diversi racconti sono stati tratti anche dei film, in alcuni casi diretti dallo stesso Clive Barker.
Ricordo di aver letto tanti anni fa uno dei Libri di sangue, e benché non abbia un ricordo molto nitido dei racconti contenuti in quel libro, mi è comunque rimasto un ricordo positivo di quanto avevo letto. Per questo motivo ho deciso di leggermi tutti i Libri di sangue, a partire dal primo.
Onestamente devo dire di essere rimasto abbastanza deluso; non tanto nelle storie in sé, che comunque non mi hanno fatto una grande impressione, o comunque non tanto da giustificare un tale successo, ma piuttosto nel modo in cui sono state scritte.

Clive Barker negli anni '80
Barker ha uno stile particolare, che però nel complesso mi ha parecchio infastidito; da un lato sembra ricercare un tono quasi aulico, ma fallisce non riuscendo a dare la giusta fluidità al testo e sembrando sempre un po' sopra le righe, mentre dall'altro lato si lascia andare in più di un'occasione a una fastidiosa sciatteria, soprattutto nelle descrizioni.
Per esempio nel racconto "Mai dire maiale" si trova questa frase:

 "Altri arrivarono da dietro l'angolo. Due ragazzi e un'infermiera, una creatura alquanto brutta."

Non dico che doveva dilungarsi in una descrizione ultra dettagliata dell'infermiera, ma un piccolo sforzo in più poteva farlo: è questo che intendo quando dico che a volte lo stile di Barker appare sciatto. Un altro esempio, tratto dall'ultimo racconto del libro, è il seguente: 

"La strada si andava rapidamente deteriorando, le buche diventavano crateri, le gibbosità facevano sussultare l'automobile come se le ruote passassero su corpi umani."

Perché fare un paragone di questo tipo? Non penso capiti molto spesso di passare con la macchina sopra dei corpi umani (o almeno, lo spero…), e quindi viene da pensare che l'abbia usata giusto per aggiungere un aspetto macabro in un punto del racconto dove ciò non era necessario.
Avendolo letto in italiano però, mi rimane il dubbio che parte di questo scempio dipenda da una traduzione fatta un po' con i piedi, e quindi mi riserbo di fare ulteriori valutazioni in merito dopo la lettura degli altri Libri di sangue.

Il libro si apre con un breve racconto intitolato "Il libro di sangue" (The book of blood). In questo breve preambolo viene narrata l'origine dei libri di sangue. In una imprecisata casa un falso medium finge di potersi mettere in contatto con i morti, fino a quando la barriera che divide la nostra realtà con l'aldilà non si squarcia e la stanza in cui opera il finto medium viene invasa da una lunga schiera di spiriti che hanno tanta voglia di comunicare le loro storie. E lo faranno, incidendo parola per parola le loro storie sul corpo del giovane malcapitato. Ritengo questo brano una delle cose migliori di questa antologia; purtroppo però il resto dell'opera raramente riesce a raggiungere la stessa qualità.

Il racconto successivo si intitola "Macelleria mobile di mezzanotte" (The midnight meat train): un misterioso ed efferato killer si aggira per New York mietendo vittime, preferendo svolgere tale attività all'interno dei vagoni ferroviari. Proseguendo nella lettura del racconto si scoprirà che l'uomo è al servizio di una nutrita schiera di esseri mostruosi che si cibano di carne umana e vivono nelle profondità di New York. La storia è abbastanza piacevole da leggere nonostante i continui cambi di punto di vista che un po' disturbano, ma nel complesso non mi ha particolarmente entusiasmato, più che altro per il finale che ho trovato piuttosto scontato. Nel 2008 da questo racconto è stato tratto il film Prossima fermata - L'inferno.

Locandina del film tratto da
Macelleria mobile di mezzanotte
Segue "Il Ciarliero e Jack" (The Yattering e Jack). A un demone viene assegnato un compito all'apparenza molto semplice: far cadere nella più completa disperazione un uomo che pare essere insignificante. In realtà l'uomo è tutt'altro che un ingenuo e per il demone il compito si dimostrerà davvero arduo…  Anche dopo aver completato la lettura del racconto faccio fatica a capire se si tratta di un racconto comico o di un racconto dell'orrore. Nel primo caso direi che il racconto non è affatto male, perché ci ho trovato diversi spunti comici che sono riusciti a strapparmi qualche sorriso. Un problema che ho riscontrato e che non mi ha permesso di godermi fino in fondo il racconto è che l'autore rivela quasi subito il "trucco" attorno al quale si svolge la storia, quando invece avrebbe fatto meglio ad attendere il finale.

Il titolo originale del quarto racconto è Pig blood blues, ma in italiano si è deciso di tradurlo in "Mai dire maiale". Ma che cavolo di titolo è? Perché non lasciare il titolo originale? Comunque, a parte questo, nella storia un ex poliziotto viene assunto in un riformatorio dove però si accorge fin da subito che accadono fatti strani, che ruotano intorno a un enorme maiale in cui si è reincarnato un ex inquilino del riformatorio. Questa è la storia che mi è piaciuta di meno, anche perché penso che in questo caso l'autore non è stato in grado di sfruttare al meglio il contesto della prigione che di solito offre ottime possibilità e spunti nel genere horror. Ritengo che la storia poteva essere approfondita di più e sviluppata meglio, magari con un finale un po' meno prevedibile.

Il penultimo racconto si intitola "Sesso, morte e stelle" (Sex, death and starshine). La storia si svolge all'interno dell'Elysium Theather in cui si sta per svolgere la sua ultima rappresentazione prima di essere chiuso per sempre. Per tale occasione, vecchi attori e impresari che nel passato avevano fatto grande il teatro, ritornano in vita per dare una degna "morte" all'Elysium. Personalmente il migliore racconto di questa antologia; per carità, non si tratta di nulla di straordinario, ma l'ho trovato ben equilibrato e in generale il più curato dell'antologia.

Copertina dell'edizione italiana
di Infernalia.
Sesto e ultimo racconto dell'antologia è "In collina, le città" (In the hills, the cities): ambientato nella ex Jugoslavia, descrive una singolare sfida tra due cittadine confinanti dell'entroterra. In sostanza ogni dieci anni l'intere popolazione di ciascuna città si riunisce per formare un gigante dalla forma umana, formato dai corpi dei cittadini che si vanno a legare fra loro per formare i tessuti e gli organi del gigante. Poi, una volta formati, i due giganti si dovranno sfidare in combattimento. Nel racconto però qualcosa va storto nell'assemblaggio di uno dei giganti, che collassa subito su se stesso uccidendo tutti gli abitanti, mentre l'altro gigante fugge via in preda alla follia. E tutto questo sotto gli occhi di una coppia americana in vacanza nell'ex Jugoslavia…
A mio parere è l'unico racconto in cui si avverte una forte dose di originalità, che poteva essere davvero un gran bel racconto se fosse stato narrato con maggiore cura, magari evitando di soffermarsi un paragrafo sì e un paragrafo no sui i soliti cliché del genere horror. C'è chi è riuscito a dare una lettura politica all'intero racconto: qui per esempio potete trovare un bell'articolo che mette in relazione il racconto con il concetto di Stato sviluppato da due diversi filosofi, Hobbes e Schmitt.

In definitiva è stata una lettura abbastanza deludente, e da questo punto di vista il fatto che si sia trattato di un'antologia mi ha sicuramente aiutato ad arrivare alla fine del libro. Comunque non ho problemi ad ammettere che gli ultimi due racconti sono riusciti a risollevare in parte l'opinione che mi sono fatto di questo primo Libro di sangue.

È comunque il primo di una serie di libri, che ho comunque intenzione di provare a leggere, nella speranza che la qualità dei racconti migliori.

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